UniTS Stories: intervista a Dario Chisari, geofisico, volontario della Croce Rossa

22 Giugno, 2020

Dario Chisari si è laureato alla Magistrale in Geoscienze, indirizzo Geologia e Risorse del Sottosuolo ed è attualmente Explorationist alla Eni S.p.A., con sede a Milano.

Oltre a essere un brillante geofisico, Dario ha un animo generoso e nobile e da anni presta servizio di volontariato presso la Croce Rossa Italiana.

Ci siamo fatti raccontare la sua esperienza di volontario durante l’emergenza Covid-19 e la sua attuale missione nel canale di Sicilia, per aiutare i migranti.

Leggendo le sue parole, piene di umanità, con le quali Dario racconta la sua esperienza, non possiamo che essere, ancora di più, orgogliosi di averlo tra i nostri testimonials.

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a diventare volontario per la Croce Rossa? Come hai vissuto, da volontario in prima linea, questo periodo di emergenza sanitaria?

Le motivazioni che spingono a diventare volontari di Croce Rossa Italiana possono essere le più varie, nel mio caso credo che sia stata la voglia di dedicare agli altri il mio tempo, le mie energie e la mia voglia di fare. Credo che sia molto nobile mettere a disposizione degli altri il proprio tempo, soprattutto per tutte quelle persone che per svariati motivi non hanno un parente o una persona vicina a cui rivolgersi e che ti ripagano con un semplice "grazie per quello che fate". L'emergenza sanitaria ha solo amplificato le dimensioni della preesistente e persistente emergenza sociale, modificando le procedure ed i protocolli operativi, ma lasciando sostanzialmente intatte le medesime necessità socio-assistenziali precedenti. Inoltre molti volontari hanno legittimamente scelto di non esporsi al virus sulle ambulanze per proteggere (ripeto giustamente) i loro familiari più fragili.  Fin dall'inizio dell'emergenza, Croce Rossa Italiana ha lanciato il progetto "Il tempo della gentilezza" che ha potenziato tutti i servizi di assistenza sociale alle persone più fragili e che ha quindi comportato la necessità di avere nuove persone, che in questa emergenza sono state ben rappresentate dai volontari temporanei.

Tu sei un geologo e non un medico: in cosa consiste la tua attività di volontario?

Tutti, per fortuna anche i geologi ed i geofisici, possono diventare volontari dopo aver frequentato i corsi e possono fare soccorso sanitario in ambulanza dopo aver regolarmente conseguito la certificazione TSSA (Trasporto Sanitario e Soccorso in Ambulanza). La mia attività di volontariato è principalmente legata ai turni per il soccorso in emergenza (in ambulanza per intenderci), ogni mercoledì notte dalle 19 alle 7 del mattino successivo. Ovviamente in tempi di COVID le attività si sono moltiplicate, quindi ho avuto modo di contribuire anche ad altre attività come ad esempio alle rilevazioni della temperatura che venivano effettuate prima dell'ingresso in alcuni maggiori esercizi commerciali e supermercati oppure alla consegna a domicilio di aiuti alimentari e farmaci alle famiglie più bisognose.

Dall'emergenza Covid a Milano sei passato ad aiutare i migranti arrivati in Sicilia. Come mai?

L'emergenza COVID a Milano era già di per sé uno scenario complesso ed in continua evoluzione, in questo contesto alcune delle emergenze preesistenti non hanno smesso di esistere, anzi, il contesto del COVID ha reso la risposta ad alcune di queste emergenze ancora più articolata. Credo che la missione nel canale di Sicilia sia stata una delle migliori esperienze che io abbia mai fatto fino ad oggi, un'esperienza impegnativa sia dal punto di vista fisico che sotto il profilo psicologico. Posso solo ringraziare Croce Rossa Italiana per aver creduto nelle mie capacità e per avermi permesso di collaborare con un gruppo costituito da persone formate, volenterose e con un cuore fuori dal comune. Persone che hanno un profondo senso di umanità e che continuano giorno dopo giorno a dedicare il proprio tempo libero ai più vulnerabili.

Rispetto all'esperienza che stai vivendo, c'è qualcosa che vorresti trasmetterci e che non è possibile conoscere per chi non è coinvolto direttamente?

Sono tante le emozioni che un'esperienza del genere lascia nell'animo di chi le vive. Sono emozioni che necessariamente passano da un gruppo di persone fantastiche, alcune delle quali hanno fatto dell'assistenza ai più deboli anche la loro professione. Sono emozioni che si intrecciano con le storie delle persone migranti, che spesso raccontano con grande fatica ciò che hanno vissuto. Voglio condividere una frase che riassume bene la mia esperienza e che mi è stata inviata da un'amica: "Porre fine alla crisi dei rifugiati da soli è impossibile. ma c'è una cosa che puoi fare: porre fine alla crisi almeno per le vite che tocchi. Per loro, per i pochi che hai la fortuna di aiutare, puoi essere un nuovo inizio".

GUARDA IL VIDEO

Contatti area: