UniTS partecipa al piano regionale per tutelare il diritto allo studio delle donne afgane

13 Dicembre, 2021

La Regione Friuli Venezia Giulia è a fianco delle studentesse afgane e a favore del loro diritto allo studio e sta lavorando per permettere loro di ritornare a sedersi nelle aule universitarie. Quello che stanno vivendo gli studenti, e in particolare le studentesse dell’Afghanistan, è un vero e proprio dramma umanitario, a cui come Regione ci siamo sentiti in dovere di dare risposta”.

Lo ha affermato l’assessore regionale all’Istruzione e Università Alessia Rosolen, confermando l’elaborazione da parte della Regione di “un piano di supporto e di accoglienza costruito in risposta all’appello lanciato dal Ministero dell’università e della ricerca e della Conferenza dei rettori delle università italiane assieme ad Ardis (l’ente regionale per il diritto allo studio), agli Atenei e alle altre istituzioni dell’alta formazione del Friuli Venezia Giulia per dare una risposta alla drammatica situazione di emergenza in Afghanistan, che sta incidendo in particolare sul futuro delle donne e sul loro accesso al mondo dell’istruzione”.

“A quattro mesi dalla caduta di Kabul la Regione intende mantenere alta l’attenzione sulla questione e, in accordo con la Scuola internazionale superiore di studi avanzati, le Università di Trieste e Udine, i Conservatori Tartini di Trieste e Tomadini di Udine, è in via di predisposizione un piano di accoglienza che sarà in vigore per quattro anni accademici e garantirà, grazie al supporto di Ardis, continuità didattica, vitto e alloggio, ma anche attività di accoglienza, orientamento e inserimento nel contesto universitario con una attenzione alle giovani studentesse arrivate in Italia dopo la presa di potere dei talebani – ha proseguito Rosolen -.

Gli atenei garantiranno l’esenzione delle tasse universitarie, oltre ad attività di tutorato e mediazione, procedure burocratiche assistite, corsi di lingua italiana, supporto legale e psicologico”.

“Questo progetto di accoglienza, che si affianca ad altre iniziative di aiuto che si muovono in parallelo ad opera di associazioni di volontariato, vuole garantire il diritto allo studio e la crescita in particolare di giovani donne afgane ospiti del nostro territorio – ha sottolineato l’assessore -. Un progetto che prevede risorse e azioni concrete e che coinvolge tutte le nostre Università, a dimostrazione di quanto sia condivisa l’idea che il diritto allo studio e le pari opportunità rappresentino la base del modello regionale di sviluppo della persona e del territorio”.

La Regione ha iniziato un dialogo con alcune importanti realtà del terzo settore tra cui l’Ong Cesvi e l’Associazione nazionale Alpini, per avviare le procedure di selezione e identificazione degli studenti e per avviare ogni iniziativa volta a proteggere coloro che arrivano dall’Afghanistan e che hanno le caratteristiche necessarie per accedere all’alta formazione.

“Di fronte alla caduta di Kabul - afferma il rettore dell’Università di Trieste Roberto Di Lenarda - a tutte le università italiane è apparsa subito evidente la necessità di mobilitarsi per accogliere quante più studentesse e quanti più studenti possibili. Il futuro sta nelle mani delle giovani generazioni ed è dunque obbligo morale del mondo accademico farsi carico di questo futuro globale concentrandosi su chi ha necessità immediate come in questo caso.

Siamo grati all’assessore Rosolen e alla Regione per aver accolto senza indugio la proposta presentata insieme all’Ateneo di Udine e ha evidenziato il positivo coinvolgimento della Sissa e dei Conservatori di Musica per garantire l’accesso all’istruzione superiore ad un numero maggiore di ragazzi.

All’Università di Trieste avevamo già tre studenti provenienti dall’Afghanistan iscritti regolarmente per questo anno accademico - ricorda Di Lenarda - ed ora aspettiamo con convinzione chi arriverà grazie all’operazione di matching tra la nostra offerta e la domanda proveniente dalla popolazione afgana che il Ministero dell’Interno sta portando avanti, contattando singolarmente tramite lettera personale tutte le famiglie di rifugiati e richiedenti asilo afgani già giunti in Italia o presenti nei campi profughi immediatamente al di qua del confine afgano.

Consapevoli della gravissima condizione delle donne afgane - prosegue il rettore di UniTS - abbiamo pensato ad un progetto prioritariamente rivolto a studentesse, ma doverosamente aperto, in subordine, anche ai loro fratelli, qualora non vi fossero candidate ammissibili. Purtroppo infatti i dati della scolarizzazione femminile in Afghanistan non sono confortanti.

Secondo I più recenti dati UNESCO (del 2018), sebbene il tasso di alfabetizzazione medio nel paese sia pari al 43% della popolazione, se ci riferiamo al mondo femminile, dobbiamo essere consapevoli che solo il 29,81% delle donne afghane sa leggere e scrivere e su una popolazione totale di 39,6 milioni di persone, più di 7 milioni di donne sono totalmente analfabete. Questo vuol dire che non siamo del tutto certi che possano arrivare nel nostro paese molte ragazze con i requisiti minimi richiesti per accedere all’istruzione di tipo universitario.

Abbiamo proposto un progetto quadriennale, pensando ad inserimenti soprattutto nell’ambito delle lauree triennali di primo livello - spiega Di Lenarda - sia per le caratteristiche dello scarso livello di istruzione medio della popolazione sopra descritte, sia per una questione legata alla difficoltà del riconoscimento dei titoli stranieri.

Perché 4 anni allora? Perché, considerando i traumi subiti dalle ragazze e dai ragazzi negli ultimi mesi e le difficoltà di inserimento e di apprendimento della lingua italiana nel primo periodo di permanenza, riteniamo che il primo anno vada considerato un po’ come un momento di orientamento, di formazione preliminare precedente il reale avvio del percorso formativo”.

Il rettore dell’Università di Udine Roberto Pinton ha rimarcato come nel continuo impegno di promozione dell’inclusione, della lotta alle discriminazioni e del diritto alla formazione per tutti, l’Ateneo friulano partecipi con entusiasmo a questa iniziativa di solidarietà promossa dalla Regione. Un segno concreto e condiviso in risposta all’appello lanciato dal Ministero e dalla Crui e ai bisogni delle persone più deboli.

Il direttore della Sissa Andrea Romanino ha quindi assicurato che verranno messe a disposizione delle borse di studio e di addestramento alla ricerca destinate esclusivamente a studenti e studentesse afgani e di borse di ricerca per scienziati afgani. Romanino ha infine spiegato come l’accoglienza di questi studenti e studiosi sia un importante gesto di civiltà, ma anche un dovere per luoghi come la nostra Sissa, che hanno a cuore l’alta formazione scientifica e la cultura.