A sud del delta il deserto è rosso

Data evento: 
Da  27/06/201927/06/2019

QUI E ORA - dialoghi fra discipline 2019

Giovedì 27 Giugno 2019, ore 21

Stazione Rogers - Riva Grumula 14, Trieste

A SUD DEL DELTA IL DESERTO E' ROSSO

Paesaggi, colori, invenzioni in un film di Michelangelo Antonioni

Carmelo Marabello, Università IUAV Venezia

presentazione di Giovanni Fraziano

Per uno stesso oggetto non esistono colori fissi. Un papavero può essere

grigio, una foglia nera.

E i verdi non sono sempre erba, e i blu non sono sempre cielo.

Matisse

 

Invece di modificare i colori in laboratorio - all'epoca non ci si poteva molto fidare degli interventi di laboratorio - ho dipinto direttamente la realtà. In seguito ho chiesto al laboratorio una riproduzione fedele degli effetti che avevo ottenuto.    ....quel verde andava eliminato se volevo che il paesaggio acquistasse una sua originale bellezza, fatta di grigi aridi, di neri imponenti, e semmai di pallide macchie rosa e gialle, tubi o cartelli lontani.

 M.Antonioni

 

Il 13 giugno di quest’anno un laboratorio di cinema presso l’università Iuav di Venezia diventa una mostra di oggetti, foto, artefatti, installazioni, nuove immagini filmate. Il corso ha come oggetto un film di Michelangelo Antonioni, un film del 1964, Deserto Rosso, girato largamente a Ravenna, a sud del delta.

Il progetto del corso era di materializzare il film in una mostra, analizzarlo attraverso pratiche di rimontaggio, produrlo come spazio dopo averlo trasformato in sequenze di dettagli, di fotogrammi rifotografati e modificati, rinvenire su luoghi oggi assi mutati, eppure ancora simili ai luoghi filmati nel 1964, in un falso ma vero ritorno sul set. Deserto Rosso diviene così un campo di tensione collettiva, un atto plurale di bricolage, intercettato dallo sguardo e dalle pratiche di giovanissimi studenti. Cinquantacinque anni dopo il film, a più di mezzo secolo dal leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia. A sud di quel delta, filmato in bianco e nero già negli anni quaranta -Gente del Po- e poi ne Il grido, sul finire dei cinquanta, Antonioni incontra, in Deserto Rosso, per la prima volta, nel suo cinema, il colore; incontra un mondo di cose, di spazi qualsiasi, di nature informi: una teoria di luoghi che né il lavoro, il moderno di fabbriche e attività, né le passioni, possono, di fatto, riscattare. Spazi qualsiasi irredimibili, seppure agiti e agibili da vite, trame, biografie. Al di qua del disagio, Antonioni produce lo spazio qualsiasi come trama delle relazioni, mentre il paesaggio stesso, informe e complesso, seppur presente e immanente, annuncia una sua nuova natura: sulla scena storicamente mutante del delta, la modificazione industriale, assegna all’informe nuova potenza. Terrain vagues convivono con nuovi porti, disegnano una cornice materiale diversa, dove petroliere e pesca tradizionale, piattaforme estrattive e insediamenti storici, si intrecciano e configurano come un disegno, un rilievo in movimento, segnalando un’insorgenza del colore, lo stato fisico di cose eccitate o frenate dalla sua stessa composizione, dalla potenza dell’artificiale. Il mondo prima di essere filmato è dipinto. Dopo il bianco nero impastato di grigi de Il grido, dopo l’astrazione del grigio come riflesso della bassura, a sud, verso Ravenna, il colore svuota lo spazio, lo decostruisce producendolo come geometrie di piani, lo definisce come astrazione, viaggio fisico verso la scomparsa stessa del colore – e quindi della possibilità stessa di cogliere, nella bidimensionalità del film, infine lo spazio. Attrazione del bianco. Astrazione del bianco. Come in un disco di Newton. Carico di tutti i colori, nello splendore del bianco nella sua rotazione. Perché i colori, con il loro carico di realtà, non sono poi fissi, come ci avvisa la citazione di Matisse, che Antonioni incorporava già in un suo testo sul colore pubblicato negli anni quaranta.

Carmelo Marabello di formazione filosofica e antropologica, insegna cinema e fotografia allo Iuav di Venezia. Negli anni novanta è stato curatore e autore di Fuori Orario per Rai 3 e del Festival internazionale del cinema di Taormina. Ha firmato la regia di due film di montaggio: Marco Melani, ladro e frate di cinema, Biennale Cinema 1997, e Dietro il paesaggio. I sopralluoghi italiani di Antonioni, Rossellini e Visconti, 2003, prodotto per le Giornate europee del Patrimonio Culturale da Italia Cinema, Festival di Rotterdam, Annecy. Sempre per la Rai ha prodotto una serie di film di archivio, di Amelio, Martone, Olmi, Infascelli, Arbasino. Tra i suoi libri Sulle tracce del vero. Cinema, antropologia, storie di foto, Bompiani 2011, e Il potere del film. Gregory Bateson nell’America in guerra contro il nazismo, Mimesis 2018.