Qualità del lavoro e la salute mentale dei lavoratori: il nesso di causalità

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Da  20/12/202220/12/2022

Una ricerca svolta da Ludovico Carrino (Università di Trieste e King’s College London), Michele Belloni (Università di Torino) ed Elena Meschi (Università di Milano Bicocca) ha studiato il nesso di causalità tra la qualità del lavoro e la salute mentale dei lavoratori.

UniTS ne parla il 20 dicembre alle ore 16 in Sala Conferenze (I piano) dell’edificio D (Economia) in Piazzale Europa, riunendo esperti di discipline giuridiche, mediche, aziendali ed economiche: Roberta Nunin e Maria Dolores Ferrara (Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell’Interpretazione e della Traduzione), Francesca Larese Filon (Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro), Saveria Capellari, Francesco Venier e Maurizio Zenezini (Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche).

Lo studio, pubblicato sulla rivista Labour Economics ha impiegato dati provenienti su oltre 13.000 lavoratori britannici che hanno svolto lo stesso tipo di lavoro tra il 2010 e il 2015. Pur mantenendo lo stesso tipo lavoro, le condizioni all’interno delle quali queste persone hanno operato sono cambiate nel corso del tempo sia a causa del progresso tecnologico che delle fasi di crescita e di decrescita economica. Lo studio ha analizzato come la salute mentale dei lavoratori, in particolare il rischio depressione e l’ansia, abbia reagito nel tempo al cambiamento delle condizioni di lavoro. Dai risultati emerge come, in generale, siano due le caratteristiche lavorative con un effetto rilevante sulla depressione e sull’ansia dei lavoratori: la flessibilità di organizzazione degli orari di lavoro e il grado di autonomia che le persone hanno nell’applicare e sviluppare le loro competenze sul posto di lavoro. La ricerca ha rilevato che queste caratteristiche hanno conseguenze diverse in base al sesso del lavoratore: in particolare, la salute mentale delle donne appare molto più sensibile rispetto a quella degli uomini a variazioni nella qualità del lavoro.L’effetto della qualità del lavoro, inoltre, appare diverso per le lavoratrici in fasi iniziali di carriera e per quelle in stadi di carriera avanzata. Infine, lo studio riscontra come il miglioramento delle condizioni di lavoro sia più efficace per alcune lavoratrici piuttosto che per altre, a seconda del tipo di lavorosvolto: i benefici maggiori si riscontrano in particolare nelle donne impegnate in mansioni caratterizzate da alto stress lavorativo, elevato carico fisico o psicologico e basso livello di controllo decisionale.

Questi risultati sono rilevanti da un punto di vista economico e sociale per il contesto della figura lavorativa femminile pre e post-COVID (le donne tendono a ricoprire più frequentemente una molteplicità di ruoli cruciali tra ambiti familiari e lavorativi) e per i costi sociali e di produttività associati alla scarsa salute mentale (stimati recentemente al 5% del PIL nel Regno Unito).