Pubblicato su People and Nature uno studio congiunto OGS-UniTs sul Golfo di Trieste

05 Ottobre, 2023

E' stato pubblicato su People and Nature uno studio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale e dell'Università di Trieste

Golfo di Trieste: conoscere la vulnerabilità dell’ambiente marino per proteggerlo al meglio
Il gruppo di ricerca ha elaborato due mappe che mostrano le aree vulnerabili in risposta all’azione antropica

La rivista People and Nature ha recentemente pubblicato uno studio, condotto grazie a una collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS e l’Università degli Studi di Trieste, che ha confermato come soltanto un elevato livello di protezione dell’ambiente marino può minimizzare gli impatti delle attività dell’uomo. I ricercatori, elaborando dati ambientali e informazioni relative alle attività antropiche del Golfo di Trieste, hanno prodotto due mappe di vulnerabilità utilizzando un sistema informativo geografico - GIS (Geographic Information System) con una elevatissima risoluzione (50x50 metri).
“Nel Golfo di Trieste convivono importanti realtà industriali e zone fortemente antropizzate ma anche diverse aree soggette a protezione e conservazione, come l’area marina protetta di Miramare, le riserve naturali regionali e i siti afferenti alla rete Natura 2000. Una corretta pianificazione dello spazio marittimo è, quindi, indispensabile per lo sviluppo di un'economia blu sostenibile” spiega Martina Busetti, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS, tra le autrici dello studio.

Le mappe ottenute evidenziano, infatti, aree con diversi gradi di vulnerabilità in relazione alle caratteristiche ambientali e al diverso grado di attività antropica. “La distinzione tra le aree a maggiore fragilità ambientale, come gli affioramenti rocciosi o trezze e quelle a elevata criticità per l’antropizzazione, come i porti, permette di avere una maggiore consapevolezza nella pianificazione delle azioni da intraprendere” precisa Martina Busetti. Inoltre, l’analisi dei fondali, anche a livello costiero, risulta essere un importante strumento, indispensabile per definire il
livello di vulnerabilità. Le maggiori criticità a livello di fondale sono determinate, ad esempio, dallo sversamento di fanghi di dragaggio, dalla pesca di molluschi con draghe e turbosoffianti e dall’ancoraggio delle imbarcazioni.

L’Identificazione delle aree più critiche dal punto di vista ambientale può consentire di pianificare possibili azioni di intervento o, al limite, di mitigazione degli impatti.
I risultati della ricerca hanno peraltro evidenziato l’effetto positivo dei livelli di protezione e conservazione laddove sono stati istituiti, confermando l’importanza, ribadita dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, di aumentare la percentuale di spazio marino protetto per aderire pienamente all’obiettivo 14 dell’Agenda stessa e conservare e utilizzare in modo sostenibile l’ambiente marino.

Link all’articolo: https://besjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pan3.10537