Progetto “Chemo-Rehab” di UniTS, Asugi, Lilt

26 Giugno, 2020

Con fondi del 5x1000, finanziato un progetto di Lilt, Università di Trieste e Asugi sul miglioramento della qualità della vita in donne con carcinoma mammario o dell’apparato riproduttivo.
Il Comitato scientifico della Lilt nazionale ha disposto di finanziare con un importo di 30 mila euro, derivato dal 5x1000, il progetto “Chemo-Rehab”. Si tratta di uno studio pilota per il trattamento riabilitativo cognitivo finalizzato al miglioramento della qualità della vita di pazienti con carcinoma della mammella o dell’apparato riproduttivo. 
Lo studio ha superato il processo di valutazione “in blind” da parte di due diverse commissioni esterne e indipendenti di revisione. Il progetto, di cui sono responsabili il prof. Corrado Cavallero, docente ordinario di Psicologia generale all’Università di Trieste, e la prof. Bruna Scaggiante, docente dell’Università di Trieste e presidente Lilt Trieste, vede coinvolte tutte e quattro le associazioni provinciali Lilt del Friuli Venezia Giulia, con Trieste nel ruolo di coordinatore, in collaborazione con la SC Centro Sociale Oncologico - Oncologia Senologica e dell’Apparto riproduttivo femminile (Osarf) dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina e con il Dipartimento Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Trieste. 
Per questo studio di prevenzione terziaria ci si avvarrà dell’esperienza maturata dalla dottoressa Rita Ceccherini, responsabile Osarf, per l’arruolamento delle pazienti. 

Sintesi del progetto 
Questo è il primo studio pilota in Italia che propone una riabilitazione cognitiva delle pazienti oncologiche affette da tumore alla mammella o della sfera genitale femminile. La letteratura scientifica dimostra che sino al 75% dei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia possono avere deficit cognitivi rilevanti, che impattano fortemente sulla qualità della vita, in particolare sulla capacità lavorative e di guida, nonché sulle relazioni interpersonali, fino ad arrivare a limitazioni nello svolgimento di normali attività quotidiane che possono permanere per anni dopo la conclusione del trattamento. 
Una analisi effettuata nel 2009 evidenzia come donne sopravvissute al tumore della mammella hanno, rispetto a pazienti sane, anche una maggiore probabilità di rimanere disoccupate. Dopo una analisi dell’impatto dei problemi cognitivi soggettivi in donne con tumore della mammella o degli organi riproduttivi, un campione selezionato di una quarantina di donne sarà sottoposto a test sulle abilità cognitive soggettive e oggettive. 
Parallelamente un gruppo di circa 20 donne sarà sottoposto a riabilitazione cognitiva (senza l’utilizzo di farmaci) su attenzione, memoria, funzioni esecutive e velocità di elaborazione, associate ad attività psicoeducative sul funzionamento dei processi cognitivi. 
Le pazienti parteciperanno a 10 incontri dove verranno sottoposte a dei programmi riabilitativi e saranno invitate ad utilizzare anche una App con cui esercitarsi quotidianamente tra un incontro e l’altro. I risultati attesi dello studio sono il miglioramento oggettivo dei domini cognitivi trattati, con effetti positivi sulla qualità di vita e sull’efficienza lavorativa delle donne sottoposte a riabilitazione non farmacologica. 
Se questo studio confermerà la validità dell’intervento riabilitativo non farmacologico su questo tipo di pazienti, sarà prevedibile una sistematizzazione del servizio estendendolo ad altra tipologia di pazienti oncologici. A livello di costi per il Sistema Sanitario Nazionale, si prevede una riduzione degli accessi alla rete socioassistenziale per i soggetti riabilitati con notevoli risparmi. 
A livello occupazionale un miglioramento delle funzioni cognitive comporta una maggiore efficienza con maggiori probabilità di mantenere il posto di lavoro. 
Gli esiti saranno condivisi anche con esperti dell’University of Texas di Houston, con cui verrà sviluppato un modello di interventi per l’estensione dello studio a livello internazionale.