PhD Top Stories. Il dormiveglia: per un’estetica degli interstizi

09 Novembre, 2020

 

È online il nono contributo dedicato alla promozione dei risultati della ricerca dei nostri dottorandi.

David John Watkins - Corso di dottorato interateneo in Studi Umanistici

Il dormiveglia: per un’estetica degli interstizi

Che cos’è il dormiveglia? È il processo mediante cui scivoliamo nel sonno e quello, inverso e speculare, mediante cui riemergiamo in un risveglio che non ha nulla di definitivo. Più che un certo stato o una determinata condizione della coscienza, è una zona di passaggio, una soglia che si lascia definire soltanto tenendo assieme i poli di un’opposizione entro cui non cessa di oscillare.

Come, perché e dove si racconta? Forse, è proprio in virtù della sua costitutiva vocazione a muoversi al di qua e al di là delle forme, se questo breve interstizio che separa e raccorda il lato notturno e il lato diurno delle nostre vite, gioca un ruolo tanto significativo nella grande letteratura del secolo scorso. Non c’è insomma grande scrittore del Novecento europeo che non si sia confrontato con questa ambiguità: - la Recherche di Proust sarebbe impensabile senza il dormiveglia con cui si apre e che spezza, sin dalle prime pagine, la linearità del tempo; - il “sì” che scandisce e scompagina il monologo finale di Molly in Ulysses di Joyce è pronunciato nel balbettio appena percettibile del dormiveglia; - se si pensa ai personaggi kafkiani, non si dovrà aspettare a lungo prima di veder comparire un corpo intrappolato nel proprio torpore, divincolarsi in quel limitare del sonno o del risveglio (“il momento più pericoloso della giornata”) che lo stesso Kafka ha annotato e descritto nei suoi diari; - una simile sonnolenza sembra avvolgere, spesso, i personaggi di Federigo Tozzi, e trattenerli alle soglie della vita, sospesi “tra quei sogni che si hanno durante il dormiveglia quando pare che si possa decidere se smettere o continuare il sonno”.

Che legame può sussistere tra il dormiveglia e la creazione letteraria? - A tutt’oggi ciò che sembra mancare, è uno studio che faccia emergere il legame che può sussistere tra il dormiveglia e la creazione letteraria. - Senza pretese di esaustività, il progetto intende tracciare un percorso che dalla psicologia francese della seconda metà dell’Ottocento arriva fino a Georges Perec, passando per autori come Proust, Bréton, Benjamin e Michaux.

Perché attraversare questa costellazione di opere? Attraversare questa costellazione di opere, in cui scene molto simili tra loro sembrano trasmigrare da un testo all’altro, in un continuo gioco di rimandi intertestuali e variazioni sul tema del dormiveglia, significherà soprattutto suggerire un’immagine del pensiero irriducibile ai dualismi che caratterizzano la nostra tradizione culturale.

Un’estetica degli interstizi? Se si è soliti contrapporre conscio e non conscio, reale e immaginario, attenzione e distrazione, ragione e follia, interiorità ed esteriorità, umano e non umano, il dormiveglia sembra invece aprire uno spazio in cui, di volta in volta, queste antinomie non si contraddicono più, ma interferiscono fra loro. Sarà questa inclinazione a far vacillare i confini a costituire il legame implicito tra dormiveglia e letteratura; sarà questo il tratto fondamentale di un’estetica degli interstizi.

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