Paolo Gallina conclude la performance "La morte dell'algoritmo" seppellendo Henbot

22 Gennaio, 2022

Henbot, l’algoritmo progettato da Paolo Gallina che guidava il braccio robotico dedito alla produzione di opere d’arte, si è spento a Venezia il 25 novembre scorso e ora riposa nel campus di p.le Europa, dove il suo ideatore gli ha dato sepoltura.

Si conclude così la performance artistica di Gallina, docente di Robotica all’Università di Trieste, intitolata “La morte dell’algoritmo”, inserita all’interno della rassegna Deep Drawing, promossa dal DVRI (Distretto Veneziano per la Ricerca e Innovazione) in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa e Science Gallery.

Nel corso della prima parte della performance svoltasi in Laguna, l’artista Henbot, programmato per invecchiare digitalmente, aveva più volte disegnato il ritratto di una donna con un tratto via via più tremante e insicuro.

Una degenerazione progressiva ha portato il braccio robotico ad abbandonarsi fino a spegnersi in una sorta di “morte digitale” che non ha lasciato indifferente il pubblico presente.

La chiavetta usb custode del cervello e dell’anima dell’algoritmo è stata quindi composta in una scatoletta di legno e tumulata in un lembo di terra dietro l’edificio C1, dove un codice QR impresso sulla lapide consente di accedere al sito in cui si ripercorre il progetto che gli ha dato “vita” e di cui è stato protagonista.

La lapide non vuole condurre la performance nei registri del macabro e nemmeno offendere il senso del lutto con cui partecipiamo alla scomparsa di un affetto, né dileggiare sensibilità religiose realizzando rituali funebri alternativi, ma enfatizzare la morte del robot così umanizzato durante le sue funzioni da essere produttore di espressioni artistiche.

Paolo Gallina, professore ordinario di Meccanica Applicata alle Macchine al Dipartimento di Ingegneria e Architettura, non è nuovo all’indagine sul rapporto tra arte, software e nuove tecnologie, sulla riproducibilità dell’opera d’arte e sui fattori emotivi che ne influenzano il valore.

In questo caso il suo interesse per l'interazione tra uomo e nuove tecnologie si è spinto verso una riconsiderazione del ruolo degli algoritmi che sono ormai entrati a gestire e a influenzare molti aspetti della nostra vita: attraverso l’umanizzazione dell’esperienza di Henbot ci possiamo trovare a un bivio tra provare empatia verso la macchina o repulsione per il livello di tecnodipendenza che sta connotando la nostra epoca.