Cardiologi di UniTS e ASUGI su vaccino anti Covid e miocarditi: "Bilancio rischio/beneficio nettamente a favore del vaccino"

08 Ottobre, 2021

 

È stato pubblicato fra le anticipazioni del Giornale Italiano di Cardiologia, l’Expert Opinion sulla tematica delle miocarditi e pericarditi in possibile relazione con la vaccinazione anti COVID al quale hanno contribuito un gruppo di cardiologi del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute di UniTS e dell'ASUGI: l'ordinario Ginfranco Sinagra, l'associato Marco Merlo e l'assegnista Aldostefano Porcari.

La pandemia COVID-19 in poco più di un anno ha causato 2.69 milioni di decessi e 122 milioni di contagi. I vaccini hanno contribuito significativamente a ridurre i tassi di morbilità e mortalità della sindrome respiratoria acuta severa da coronavirus 2 (SARS-CoV-2).

Hanno recentemente suscitato preoccupazione le segnalazioni da parte dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) di rari casi di Miocardite e Pericardite potenzialmente associati a vaccinazione mRNA contro il COVID-19, in particolare con vaccino ad mRNA Pfizer-BioNTech (BNT162b2) e Moderna (mRNA-1273). 

L’ Expert Opinion della Società Italiana di Cardiologia sulla base della revisione critica della letteratura riporta un’incidenza stimata pari a 1 caso per 100.000 individui, ovvero oltre 10 volte inferiore a quella delle Miocarditi non riconducibili a vaccini (10 - 20 casi per 100.000 individui).

Il tasso stimato è più elevato in soggetti di età < 30 anni, completamente immunizzati e di sesso maschile (40 casi per milione tra gli uomini e 4.2 casi per milione tra le donne). Nella fascia di età ≥30 anni, questi tassi si riducono significativamente a 2.4 e 1.0 per milione, rispettivamente in uomini e donne. 

In epoca pandemica, il bilancio rischio/beneficio rimane pertanto nettamente a favore della vaccinazione contro il COVID. In recenti report infatti, i soggetti non vaccinati e con infezione da SARS-CoV-2 hanno sperimentato la Miocardite e la Pericardite in misura significativamente superiore rispetto ai soggetti vaccinati con BNT162b2 mRNA, rispettivamente, nell’ordine di 11 casi vs 2.7 casi per 100.000 individui. Si tratta in genere di forme lievi non gravate da esiti significativi.

È necessaria un’attenta sorveglianza in particolare nei soggetti di sesso maschile, di età inferiore a 30 anni che completino il ciclo vaccinale con la seconda dose.  

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