Rete transfrontaliera per le donne migranti: integrazione sociale, salute sessuale e riproduttiva

Data evento: 
Da  23/05/201823/05/2018

Attività e progetti al Burlo

Rete transfrontaliera per le donne migranti: integrazione sociale, salute sessuale e riproduttiva

Presentazione del Progetto Europeo INTEGRA Italia Slovenia

Aula magna Burlo Garofolo

Mercoledì 23 maggio 2018

Programma:

14.30 INTRODUZIONE - F. Barbone Direttore Scientifico - G. Scannapieco Direttore Generale

14.50 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO: DIALOGO CULTURALE TRA DISCIPLINE DIVERSE NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA INTERREG V-A ITALIA-SLOVENIA 2014-2020 - G. Ricci, S. Tonolo, A. Merlo

15.10 - PRESENTAZIONE DELLE ATTIVITÀ PREVISTE AL BURLO - F. Scrimin

15.20 Presentazione del programma divulgativo e informativo rivolto alle pazienti straniere: brochure, video didattici di accompagnamento ai nostri servizi - C. Semenzato

15.30 - Strategie di relazione tra professionisti della sanità e donne straniere, linee guida - M. Crisma

15.40 Numerosità degli accessi e dei ricoveri di donne straniere e neonati al Burlo - G. Delli Zotti, A. Cernogoraz

16.00 Lavoro con le comunità e con le mediatrici culturali - O. Urpis

16.10 DIALOGO, SUGGERIMENTI E CONCLUSIONI

Progetto finanziato a valere sul bando per progetti standard n. 4/2016 nell’ambito del Programma INTERREG V A Italia-Slovenia 2014-2020

 

SI PUO’ FARE! PRENDE IL VIA AL BURLO UN PROGETTO EUROPEO VOLTO AD AFFRONTARE I PROBLEMI DELLA SALUTE RIPRODUTTIVA DELLE DONNE STRANIERE

Si può fare! Sorridono i medici del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Burlo che sono riusciti ad aggiudicarsi un finanziamento Europeo nell’ambito del programma Interreg Italia Slovenia.

Nonostante i ritmi di lavoro in prima linea, la sala operatoria, la sala parto, gli ambulatori e tutte le attività frenetiche che accompagnano la giornata, il team del Burlo ce l’ha fatta. La partecipazione alle gare per progetti Europei è tecnicamente impegnativa ed i bandi sono selettivi, la collaborazione con l’Università di Trieste, l’Ospedale di Postumia, l’Università Slovena del Litorale ha dato buoni risultati.

La necessità di acquisire finanziamento e supporto nell’affrontare il problema della salute riproduttiva di donne straniere provenienti da paesi e contesti culturali molto eterogenei è nata dalla esperienza quotidiana di lavoro al Burlo.

Migrano le donne sane giovani, in età riproduttiva e i pronto soccorsi e le sale parto degli ospedali ne hanno immediata evidenza. Ci siamo dovuti confrontare con problematiche nuove, spiegano gli operatori sanitari: difficoltà di dialogo dovute a barriere linguistiche e abitudini a relazioni con i medici del sistema sanitario diverse, rappresentazioni corporee diverse.

I dati del rapporto CeDAP Nascere in FVG, 2013, del resto superati, confermano quello che noi vediamo ogni giorno con i nostri occhi: nel periodo 2005-2013 si è riscontrato un trend in aumento della percentuale di parti da madre con cittadinanza straniera che passa dal 16,2% del 2005 al 23,8% del 2013. La maggior quota è rappresentata da donne extracomunitarie. Se confrontato con il dato nazionale in FVG la percentuale di parti da donne straniere risulta superiore. I dati relativi agli aborti spontanei ed alle interruzioni di gravidanza sono simili: nel 2012 la percentuale di aborti in donne con cittadinanza straniera è del 36%.

Le nostre osservazioni confermano i dati OMS: le donne migranti hanno meno accesso alla prevenzione e quindi alla contraccezione in quanto non ne hanno cultura o non riescono a relazionarsi con il sistema sanitario che non conoscono. Arrivano quindi più facilmente all’ospedale ed in emergenza: vediamo alla prima visita dopo le 12 settimane di gravidanza le donne molto giovani, sotto i 20 anni (19%) con scolarità elementare o nessun titolo (18,3%), straniere (12%). Il mancato accesso alla prevenzione spesso porta a cure di emergenza più costose (aborto invece di contraccezione)

Il dialogo culturale a volte può essere molto difficile: pensiamo alla difficoltà di spiegare la prognosi di fronte ad una gravidanza con feto fortemente malformato o la raccolta di un consenso informato per procedure mediche o chirurgiche complesse. Queste complessità non sono dovute solo a barriere linguistiche ma anche a difficoltà relazionali dovute al grado di istruzione delle pazienti e al bagaglio culturale, religioso e tradizionale che ogni donna porta con sé dal paese di origine. La sfera riproduttiva è carica di implicazioni culturali.

Il lavoro al Burlo si avvale di un’ostetrica, una psicologa ed una sociologa che affiancheranno gli operatori sanitari nei Servizi a più alta affluenza di donne straniere, dialogheranno con le pazienti approfondendo anche con questionari mirati le loro problematiche. Del gruppo farà parte anche un team di mediatrici culturali

 

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