Le galassie "mangiano" altre galassie: Francesca Matteucci tra gli autori dello studio pubblicato su Nature Astronomy

20 Ottobre, 2021

Le galassie "mangiano" altre galassie. Potrebbe essere questo il riassunto del paper "A relic from a past merger event in the Large Magellanic Cloud", pubblicato da Nature Astronomy, che vede tra gli autori l’astrofisica Francesca Matteucci, professoressa ordinaria al Dipartimento di Fisica di UniTS

Le galassie sono insiemi di stelle legate da un potenziale gravitazionale: quelle che popolano il nostro Universo si sono probabilmente formate combinando assieme galassie più piccole, usate come mattoni per costruire un edificio.

La via Lattea è il risultato di questo processo e molti dei “mattoni” usati per costruirla sono stati scoperti recentemente.

Quando una galassia viene inglobata da una più massiva, essa viene totalmente distrutta da questo processo e le sue stelle inglobate dalla galassia più grande diventando parte di essa.

Ma come si possono distinguere le stelle nate in una galassia da quelle che sono state acquisite successivamente? L’abbondanza di diverse specie chimiche in una stella può essere considerata come un probante “test del DNA” che ci permette di tracciare la genealogia delle stelle osservate e distinguere quelle nate in galassie caratterizzate da una diversa evoluzione chimica e quindi nate con un diverso materiale genetico.

Questo studio ha riguardato uno dei satelliti più grandi della nostra Galassia, la Grande Nube di Magellano (LMC), di cui è stata studiata la composizione chimica di 11 ammassi globulari, utilizzando spettri ottici ad alta risoluzione ottenuti con gli spettrografi MIKE al Magellan Telescope dell’Osservatorio de Las Campanas in Cile, UVES e FLAMES al Very Large Telescope dell’European Southern Observatory in Baviera.

Nel corso dello studio si è scoperto che uno di questi ammassi globulari (chiamato NGC2005), assolutamente indistinguibile dai suoi “fratelli”, mostra una composizione chimica chiaramente distinta da quella degli altri ammassi della LMC.

Questo ‘test del DNA chimico” dimostra che NGC2005 deve essere nato in una galassia che ha avuto un’evoluzione chimica differente da quella della LMC, probabilmente formato in una sua piccola galassia satellite, di cui ha assorbito il contenuto stellare. NGC2005 risulta quindi il solo testimone sopravvissuto di questo antico sistema, conservando nel suo DNA chimico memoria dell’evoluzione chimica di una galassia oggi dissolta.

Lo studio pubblicato su Nature Astronomy dimostra pertanto che il processo di formazione gerarchica delle galassie è avvenuto anche in una piccola galassia satellite della nostra come la LMC, rivelando come il processo di costruzione segua lo stesso schema, indipendentemente dalle dimensioni degli insiemi di stelle coinvolti.

Questo risultato apre una nuova prospettiva nello studio delle popolazioni stellari dei satelliti della Via Lattea, fornendoci uno strumento (il test del DNA chimico delle stelle) capace di ricostruire la storia di formazione delle galassie più piccole del Gruppo Locale.

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