UniTS partecipa al Giorno del Ricordo 2022, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate nel secondo dopoguerra, attraverso il contributo del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali (DiSPeS) all’organizzazione della mostra virtuale Il confine più lungo. Dai conflitti alla riconciliazione sulla frontiera adriatica VAI ALLA MOSTRA
La mostra, che è curata da Raoul Pupo, Fabio Todero e Stefan Čok, vede tra i promotori anche l’Istituto nazionale Parri e l’Istituto Regionale per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia e ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Cultura.
L’evento, proposto con questa innovativa formula, offre al visitatore un’introduzione rigorosa, ma nel contempo facilmente accessibile, alla complessa storia delle terre dell’Adriatico orientale nel corso dell’800 e del ‘900, mettendo a disposizione dei visitatori digitali una serie di strumenti di approfondimento di varia tipologia e crescente complessità.
La mostra si compone di 32 pannelli multimediali che comprendono: un testo breve che introduce all’argomento del pannello; una galleria di immagini, di varia tipologia; una silloge di musiche (canzoni, inni, brani d’opera, ecc.); un testo lungo, che sviluppa, ma sempre in maniera sintetica, l’argomento del pannello; una collezione di documenti, delle più diverse tipologie e provenienze (quelli in lingua tedesca, slovena e croata sono pubblicati in traduzione italiana), concepita per uso didattico.
Inoltre, ogni pannello offre una serie di link ad altri prodotti multimediali di approfondimento, quali:
- Regionestoria FVG, sito di storia del territorio fra il Livenza ed il golfo del Quarnaro in cui sono consultabili pannelli dotati di schede di approfondimento, la cui dimensione è compresa fra i 10 ed i 15 mila caratteri.
- Vie della memoria, serie di videodocumentari della durata di 10’ ciascuno dedicati a luoghi delle memorie del ‘900 nella provincia di Trieste.
- le mostre virtuali Un Fiume di storie; Ronchi – Fiume 1919-1920; La trama e l’ordito (tutte e tre sull’Impresa di Fiume) e A ferro e fuoco (sull’occupazione italiana della Jugoslavia);
- le singole lezioni del corso universitario di Storia della Venezia Giulia, tenuto nell’anno accademico 2019-2020 in modalità a distanza dal prof. Raoul Pupo in collaborazione con una decina di altri storici afferenti a vari istituti di ricerca.
L'intento dei curatori è quello di mettere al servizio dell'utente una mostra usufruibile a più livelli. Il visitatore, senza mai uscire dal sito, da un primo approccio con testi brevi, immagini e musiche, può proseguire con testi più elaborati e schede di approfondimento fino a fruire gratuitamente di un intero corso universitario.
La mostra, a cui hanno collaborato anche Sezione di Storia ed Etnografia Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste, la Società di studi fiumani in Roma, l’Associazione giuliani nel mondo di Trieste e l’Istituto per gli incontri mitteleuropei di Gorizia, rientra in un nuovo filone divulgativo per ragigungere anche le modalità di consultazione preferite dai più giovani, per avvicinarli e renderli consapevoli dei drammi che hanno interessato la Venezia Giulia, l'Istria e la Dalmazia.
Le violenze e le persecuzioni avvenute nel corso del Novecento, in particolare nella prima parte, in quel territorio tra l’Isonzo e la costa dalmata che viene definito frontiera adriatica sono state oggetto di studi che hanno conosciuto un forte impulso negli ultimi decenni.
Gli ultimi sviluppi vedono la necessità di uscire dalle limitazioni delle storie nazionali e la possibilità di metterli in relazione con eventi simili avvenuti in altri territori europei.
“Lo studio della frontiera adriatica è stato inserito all’interno del grande contesto della faglia che scende dal Mar Baltico lungo tutta l’Europa centrale e sfocia da un lato nell’Adriatico e dall’altro nell’Egeo e nel Mar Nero – spiega Raoul Pupo, già docente di Storia contemporanea e Storia della Venezia Giulia all’Università di Trieste.
In questa fascia purtroppo nel corso del Novecento sono avvenuti fenomeni molto simili di semplificazione nazionale, di spostamenti forzati di popolazioni, successioni o sovrapposizioni di regimi totalitari e quindi esplosioni molto forti di violenza. È ormai possibile parlare di una fascia unitaria di cui il confine adriatico è uno dei nodi".
Questo in prospettiva sta determinando un interesse internazionale per gli studi sulla frontiera adriatica e sviluppi profondamente connessi in una logica di comparazione, anche prendendo in considerazione il periodo post bellico e i suoi delicati equilibri internazionali.
“Città miste, città divise, città che si ricompongono, la soglia di Gorizia – prosegue Pupo, che è diventato uno dei principali studiosi di questi temi e uno dei divulgatori più richiesti - ad esempio fu il grande fronte sud della NATO durante tutta la Guerra Fredda con enormi investimenti spesi sul territorio da entrambe le parti. Sono tutti temi che richiedono di venire affrontati ma non all’interno di una sola storia nazionale: devono essere inseriti in una storia globale. Solo così possono diventare spiegabili fenomeni che altrimenti non lo sarebbero”.
Va sottolineato anche il crescente interesse per queste vicende storiche a lungo poco conosciute da parte del mondo della scuola, che soprattutto negli istituti del Nord e del Centro Italia sono costantemente inserite all’interno di un percorso didattico.
Nel contesto della scuola secondaria sono richiesti interventi divulgativi, sono organizzati eventi e previsti corsi di aggiornamento. “È il segnale di un grande interesse – conclude Pupo – di fronte a una storia terribilmente complessa: per raccontarla con precisione, evitando semplificazioni e scorciatoie, da cui possono scaturire le strumentalizzazioni, lo sforzo è molto importante ma sta dando anche grandi soddisfazioni”.