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Universita' degli studi di Trieste  

Parlare della “modernità” di P

Daniela Picamus

Aspetti della ricezione del Petrarca negli adolescenti d’oggi

 

Vorrei iniziare con un apprezzamento sui promotori dell’odierno convegno: i Dipartimenti accademici, ma soprattutto il Laboratorio per la Didattica della Letteratura italiana, che, nato all’interno dell’università, vuole proporsi come tramite tra la ricerca letteraria e la didattica della letteratura.

Mi pare una buona iniziativa per rivitalizzare un dialogo che, negli anni, si è forse perso dietro i rispettivi tecnicismi – di ambito accademico e di ambito scolastico – ma che, nel quadro dell’attuale scuola dell’autonomia e della formazione specialistica degli insegnanti – in virtú delle attuali SSIS o, in futuro, di altri percorsi formativi – trova la sua piú legittima collocazione. Auspico cioè, assieme ai promotori, che questo Laboratorio possa concretizzarsi e animarsi del contributo di docenti dell’università e della scuola al fine di favorire sia il confronto fra la ricerca accademica e quella didattica, sia la conseguente progettazione di nuove attività in ambito scolastico.

Il convegno di oggi, e segnatamente i diversi relatori qui invitati, mi sembrano testimoniare tale volontà di dialogo.

E in un’ottica laboratoriale si pone lo stesso programma del convegno, che vuole offrire, attraverso i diversi contributi, nuovi spunti anche di tipo didattico.

Accanto ad argomenti tradizionali dell’insegnamento letterario legato a Petrarca (la poesia, la lingua, il sonetto proemiale) trovo interessanti aperture negli interventi che pongono l’accento sulle interpretazioni di Petrarca ad opera di altri classici (Foscolo e Leopardi) o che proiettano Petrarca nella poesia novecentesca, in generale, e di Saba e Ungaretti in particolare. Anche la presenza di Petrarca nei siti Internet si pone come lettura “attuale”, di interesse soprattutto per gli studenti.

A legarli insieme, i vari interventi lasciano cioè trasparire la “permanenza” di Petrarca anche nell’ambito della letteratura contemporanea, la sua intramontata valenza, a settecento anni dalla nascita.

Il programma del convegno mi sembra pertanto suggerire interessanti spunti didattici di cui, credo, molti docenti potranno giovarsi per integrare o rinnovare l’approccio a un “contenuto” cosí importante quale è Petrarca nel programma di italiano.

 

 

All’interno di questo quadro la mia è la prima voce dal mondo della scuola nel suo complesso.

Non parlo solo a livello personale: mi faccio infatti portavoce anche della componente studenti, che, dell’insegnamento, rimangono i destinatari privilegiati.

 

Parlare della “modernità” di Petrarca è luogo tradizionale nell’insegnamento della letteratura: modernità di poeta, di uomo, di studioso, di intellettuale. è di questo che parliamo ai nostri studenti e che vogliamo loro trasmettere, affinché diventi un loro patrimonio culturale. Che cosa avviene però in realtà? Come viene recepito il nostro insegnamento?

Cosa diventa Petrarca, una volta consegnato agli studenti?

È possibile capire che cosa questo auctor significhi nella vita degli adolescenti del nuovo millennio? Raccogliere il loro giudizio?

 

Ho cercato di approfondire qual è la ricezione di Petrarca nei giovani d’oggi attraverso l’esame di due gruppi di elaborati: il primo comprendeva prove di verifica di alcune classi terze, che ho potuto visionare grazie alla generosa disponibilità di alcune colleghe;[1] un secondo gruppo riguardava elaborati dei miei studenti di quinta, classe in cui dovrebbe essere possibile, sulla base degli studi compiuti, effettuare con maggior competenza opportuni confronti tra autori anche di epoche diverse.

Delle prove, che si presentavano di diversa tipologia,[2] ho preso in considerazione soprattutto le affermazioni piú generali, quelle che potevano suggerire elementi di “permanenza” (permanenti per lo studente) relativi alla poetica e alla figura di Petrarca.[3]

 

L’esame degli elaborati consente di ricostruire i vari “volti" che Petrarca assume per gli studenti, e l’originalità, talvolta, con cui a loro il Poeta si rivela.

 

Petrarca è, per voce quasi unanime, un intellettuale moderno.[4]

 

P. è riconosciuto come un intellettuale nuovo per i suoi tempi. È nuova la sua posizione “sociale”.

 

Ha una visione del mondo cosmopolita…è molto poco legato alle realtà municipali…in piú getta le basi dell’umanesimo interessandosi grandemente dei classici latini…nuova è anche la sua figura di letterato-ambasciatore, una figura apprezzata a livello europeo che gli consente di porsi come mediatore.

 

P., avendo preso gli ordini sacri, è economicamente indipendente, cosa che gli consente di dedicarsi totalmente alla sua poesia. Quello che piú lo distingue dagli altri poeti contemporanei è il suo amore per la cultura classica. P. non è d’accordo con la normale interpretazione della cultura antica: secondo lui dev’essere considerata come cultura a sé stante, e non inferiore per la sua “paganità”.

 

P. non ha una patria fissa, è un cosmopolita. Non sceglie quindi un pubblico circoscritto, ma molto ampio e questo influenza molto i suoi scritti. Anche a questo è dovuta la grande attenzione e la continua revisione di ciò che scrive: vuole che i suoi componimenti siano perfetti anche per il suo pubblico.

 

È nuova la sua posizione “letteraria”:

 

Ma non meno importante innovazione fu il rinnovamento dei temi letterari. Per la prima volta, nelle sue poesie compare, accanto alla bellezza della donna, un contrasto interiore tra il desiderio di gloria terrena e il bisogno di solitudine e pace dell’anima. La stessa “donna angelo” acquisisce caratteristiche piú umane rispetto alle donne dei poeti stilnovistici e sembra coinvolgere di piú, fuori della finzione letteraria, il poeta.

 

L’uomo nuovo, politicamente impegnato per il rinnovamento e lo svecchiamento della cultura non sembra però essere il tratto destinato a permanere nell’enciclopedia personale dello studente. Di fronte alla richiesta di un bilancio personale su ciò che Petrarca gli ha detto o dato sono l’introspezione e linteriorità gli aspetti che risultano meglio aderenti alla personalità degli attuali adolescenti.

 

Credo che l’aspetto dominante della poesia di Petrarca sia la malinconia, il segno di una sensibilità che lo portò a trascorrere tutta la vita da uno stato di euforia a uno stato di prostrazione, da momenti di entusiasmo a intervalli di depressione; tanto da far diventare triste, ma nello steso tempo moderna la nota dominante del carattere petrarchesco.

 

In P. scopriamo con meraviglia l’ansia e il tormento dell’uomo moderno.

 

Anche l’amore è un tema molto attuale, che non è piú, come per Dante, il mezzo che serve a congiungere l’uomo a Dio, ma è un mondo di sensazioni contrapposte (…)

La modernità di P. sta nel suo carattere, nella presenza nella sua poesia di diversi e contrapposti stati d’animo.

 

Lo studente tende, cioè, a recuperare aspetti caratteriali, che tanto piú valgono quanto piú consentono un’identificazione personale, un riconoscimento di tratti del proprio carattere.

 

Questo scrittore (…) è riuscito a trasmettermi una miriade di emozioni. Inquietudine, tristezza ma anche tranquillità e patriottismo. Quello che però mi ha colpito maggiormente non è stata la quantità ma la qualità delle sensazioni, il come è riuscito a farle penetrare nel mio cuore. Il suo non è stato un attacco diretto ma, piano piano, prima mi si è avvicinato, poi mi ha avvolto nella sua magia e da allora mi ha definitivamente rapita: è come una leggera brezza che poi si trasforma in tempesta. P. è un uomo che soffre, ma che non impone nulla al lettore: scrivendo egli cerca di liberare il proprio spirito dai sentimenti contrastanti che vivono in lui, sperando magari di trovare piú chiarezza. è un po’ lo stesso che faccio io: scrivo per sfogarmi. (…) è la dolcezza con cui P. si esprime che mi affascina di piú e che lo rende unico: una caratteristica abbastanza rara, soprattutto negli uomini.

 

In alcuni sonetti P. trasmette la solitudine e il disagio tipici della mia generazione e, proprio per questo, molto vicini alla mia realtà quotidiana. (…) Mi sono subito identificata nella descrizione che P. fa di sé. Una persona che fugge dagli altri e si rifugia dove il resto degli uomini non può raggiungerlo (per P. questo è rappresentato dalla natura; nel mio caso invece è, di solito, un libro). Penso che P. sia molto piú attuale di tanti altri, magari piú vicini a noi dal punto di vista cronologico, ma molto lontani per quanto riguarda i temi trattati.

 

È comunque l’amore a profilarsi come tema dominante

 

Le emozioni che ho avuto leggendo i testi di P. sono indescrivibili. Il suo amore per Laura, il suo patriottismo, l’inquietudine in alcune poesie e la tranquillità in altre vengono fatti comprendere appieno dal poeta che ha la capacità di trasmettere forti sensazioni attraverso lo scrivere. I componimenti che mi hanno colpito di piú sono quelli d’amore per Laura che alcune volte sono riusciti anche a farmi piangere. L’amore del poeta per questa donna è infinito e Francesco riesce a trattarlo anche in maniera attuale. A differenza di Dante, infatti, suo contemporaneo, egli non vede l’amata come mezzo che serve a congiungere l’uomo a Dio, ma come un qualcosa che gli trasmette un certo tipo di emozioni che analizza e studia: si passa dalla gioia alla tristezza, dalla tristezza alla disperazione, dal dolore all’entusiasmo(..) ciò mi fa pensare al suo grande travaglio interiore.

 

Amore che talvolta viene animosamente contestato

 

Non mi piacciono, né lui né i suoi testi. Penso semplicemente che è noioso, troppo moralista. (…) Come è pesante l’amore di Dante per Beatrice, lo è quello di P. per Laura. L’ossessionante passione verso una donna angelo, quasi divina, mi attirava se era il soggetto di uno o due testi, ma quando questo tema si è rivelato quello predominante, ha perduto il fascino che gli attribuivo. (…) La sola cosa che ho trovato coinvolgente è stata la critica alla corruzione della chiesa.

 

Personalmente trovo le poesie amorose del P. un po’ troppo portate al lamento. Trovo eccessivo il rammarico e la disperazione che il poeta esprime per il mancato amore di Laura e trovo patetico il suo “pentersi” per l’amore che prova. P. ha una visione dell’amore totalmente opposta alla mia (perché) esprime una visione distruttiva dell’amore mentre, secondo la mia opinione, l’amore è in grado di innalzare l’animo delle persone innamorate.

 

Dagli esempi riportati appare evidente come siano i contenuti – il cosa a colpire l’immaginazione degli studenti: solo rari accenni al come, al contributo di P. alla lingua della sua poesia, generalissimi o comunque collegati alla trattazione di altri temi:

 

Si contraddistingue (pur prendendo elementi da Dante) per i suoi componimenti studiatissimi e per la forte simbologia usati.

 

Quando P. parla di Laura, è molto moderato e attento nei termini; i suoi sentimenti non sono urlati, ma freddamente e precisamente descritti, e nonostante ciò sono irruenti e passionali. Inoltre Laura non ha la funzione salvatrice che ha la donna dello stilnovo.

 

E a distanza di anni, gli studenti direbbero le stesse cose? Cosa rimane di Petrarca?

Ho avuto l’opportunità di sottoporre un confronto tra Petrarca e Leopardi alla mia quinta, quest’anno.[5] Ho chiesto quale dei due poeti sentissero piú vicino, se individuassero modernità nei sentimenti da loro espressi.

 

Rimane l’amore il tema principe tra quelli che vengono ricordati e nei quali lo studente si riconosce, anche per la corporeità del sentimento petrarchesco.

 

Ci sono degli aspetti di modernità nell’amore di P. poiché esso è un sentimento che coinvolge totalmente il poeta, cosí come coinvolge totalmente anche ai giorni nostri tutte le persone innamorate.

Infatti egli, coi suoi problemi amorosi si aggiudica una gran modernità, almeno dal mio punto di vista. Basti ascoltare qualche canzonetta dei nostri giorni: per lo piú tratterà di amore e delusioni date da donne poco interessate. (…) Vedo piú attuale la poesia petrarchesca, perché limitata, forse, ad un unico dolore, che è l’amore, sentimento molto ricorrente in questi anni.

 

Nel pensiero di P. ritengo ci siano elementi moderni presenti nel suo amore sofferto per Laura – il dolore causato dall’amore rimane sempre attuale – ma soprattutto nella maggior fisicità e concretezza del suo amore, che è di certo piú terreno rispetto ai poeti che lo hanno preceduto. D’altra parte l’amore ai nostri giorni si manifesta nella sua forma piú terrena e lascia poco spazio ad un sentimento solo “mentale” ed interiorizzato simile a quello platonico.

 

Nel P. di moderno c’è la sofferenza dell’amore che tanto spesso accompagna l’uomo: forse però nel P. c’è il senso della peccaminosità dell’amore mondano che noi non abbiamo piú.

 

E Petrarca è soprattutto un uomo che soffre:

 

La sofferenza di P. è piú una sofferenza amorosa per la donna amata, Laura… che viene sopportata grazie a “una concezione religiosa della vita” e al “bisogno della spiritualità”.

 

La sua sofferenza viene spesso capita e condivisa:

 

Mi ritrovo nella sua concezione che riguarda la sofferenza per amore.

 

Condivido la sua visione pessimistica dell’amore, legato alla sofferenza.

 

Mi sento vicina a Petrarca perché mi è capitato di trovarmi nella sua stessa situazione: invidiavo le persone che riuscivano ad addormentarsi senza fatica, mentre io mi perdevo nei pensieri senza riuscire a trovare tranquillità.

 

ma anche contestata:

 

Non riesco a comprendere quest’infinita sofferenza per un amore non corrisposto, in quanto l’amata non è l’unica donna sulla terra.

 

… con le dovute distanze:

 

Dal mio punto di vista non c’è modernità nei sentimenti espressi perché lo stile è cambiato: si scrive ancora d’amore ma questo non viene piú inteso come una sofferenza alla quale non c’è rimedio; ora l’amore è un sentimento stupendo della condizione umana.

 

In generale nel confronto Petrarca - Leopardi è emersa una certa difficoltà a condividere il sistema filosofico leopardiano.

 

A rischio di sembrare superficiale, mi trovo molto piú vicina a P.: il suo è un tema attuale (l’amore) che prima o poi tutti sperimentano su sé stessi e io non rappresento certo un’eccezione. Il sentimento petrarchesco è qualcosa di già provato e ciò facilita l’avvicinamento alle composizioni del poeta. Leopardi è invece piú filosofo e, anche se il suo tema risulta attuale e addirittura infinito (nessuno può dare delle risposte ai suoi interrogativi), egli è molto lontano da ciò che mi succede abitualmente e quindi i suoi ragionamenti mi risultano troppo filosofici.

 

In alcuni casi, però, esso sembra rispondere a una condizione individuale:

 

Io sono una persona pessimista, sempre e comunque non posso vedere il mondo in buona luce. Ciò che mi accade, la maggior parte delle volte, lo reputo disastroso, di certo non piacevole. Devo dire che sento molto piú vicino Leopardi, perché vede problemi e sofferenze ovunque. Il pessimismo e la tristezza straripano dalle sue opere.

 

Sento piú vicino a me Leopardi, perché la sua visione cosí desolata della vita è estremamente moderna e si è diffusa soprattutto nel ’900 (il male di vivere).

 

o giovanile in generale:

 

Egli infatti parla di come le speranze giovanili svaniscano con il raggiungimento dell’età adulta. Parla di pessimismo, un sentimento ormai molto diffuso nei giovani ma che io personalmente non condivido né approvo.

 

Anche qui c’è chi ha saputo imporre drasticamente la sua voce critica:

 

l’idea di Petrarca dell’amore né di Leopardi della vita mi corrispondono. Poiché non credo nell’amore e non credo neanche che la vita sia solo sofferenza.

 

Agli alunni di quinta ho chiesto anche un confronto sul lessico usato dai entrambi gli autori.

Sono stati correttamente individuati alcuni termini: noia, amore, dolore, affanno, riposo, ma le motivazioni sono rimaste circoscritte all’ambito di ciascun autore; dell’affanno, ad esempio, non è stato colto il significato piú ampio che Leopardi attribuisce alla parola.

 

 

 

 

A questo punto proviamo a fare un bilancio.

Possiamo dirci soddisfatti dei risultati? Per quanto mi riguarda, soltanto in parte.

Mi pare che sia rimasto l’uomo e che sia sfumato il poeta. Mi spiego. Gli studenti delle terze sono riusciti a proporre un quadro abbastanza completo del ruolo di Petrarca come intellettuale moderno; hanno riportato correttamente e in modo vario i temi della sua poetica, laddove gli studenti di quinta hanno ridotto all’aspetto amoroso la produzione petrarchesca. Quella che mi sembra, però, mancare, in entrambi i gruppi, è la sensibilità per la parola poetica: nessuno ha menzionato il labor limae, nessuno ha parlato dei rifacimenti del Canzoniere, tesi anche a perfezionare lo stile della sua poesia.

Il convegno di oggi ribadisce come Petrarca sia figura “nodale” nello studio della letteratura, dal Trecento in poi. Petrarca è auctor, che lega tanta parte della produzione letteraria: passa attraverso Boiardo, Ariosto, Tasso, Della Casa, alimenta il petrarchismo quattro e cinquecentesco nelle sue varie articolazioni – bembesco e cortigiano per Segre, eretico e ortodosso per Mengaldo, per citare alcune delle classificazioni recepite dai manuali scolastici. Petrarca arriva fino al900 – a Ungaretti e Saba, ma anche a D’Annunzio,[6]  come si dirà in questi giorni e come un manuale di recente pubblicazione puntualizza.[7] Non possiamo però accontentarci, come vorrebbero i nostri studenti, di ridurre tale continuità alla tematica amorosa. Se questo è ciò che resta agli studenti, forse è il caso di ricalibrare, dosare diversamente, i contenuti del nostro insegnamento. Maggiore spazio, secondo me, andrebbe dato all’importanza della lingua di Petrarca e della sua influenza sulla storia della lingua, come altri interventi dopo il mio approfondiranno.

Una maggiore attenzione agli aspetti stilistici, nell’allenamento all’analisi, all’individuazione di analogie e differenze, nel riconoscimento di aspetti linguistici e retorici – una retorica nella quale confluiscano anche aspetti tematici e ideologici [8] – potrebbe forse dotare gli studenti di quegli strumenti indispensabili per renderli capaci di costruire un proprio autonomo e piú motivato giudizio.

Forse varrebbe la pena di concentrare gli sforzi a partire dal volgare, che gli studenti comunque intendono come lingua straniera (la parafrasi spesso viene intesa come traduzione). Forse insistendo su una prospettiva diacronica di sviluppo della parola poetica anche gli studenti riuscirebbero a dare il giusto peso, ad esempio, alla sabiana rima fiore‑amore. Sono evidentemente, ipotesi di lavoro.

Speriamo solo che le imminenti Indicazioni Nazionali, nella formulazione di conoscenze e abilità per la scuola del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, non limitino troppo la nostra libertà di insegnamento.

                                         Daniela Picamus



[1] Ringrazio qui Brigitta Bianchi del Liceo-Ginnasio “D. Alighieri”, Marina Mai del Liceo-Ginnasio “F. Petrarca”, Roberta Facchini, lo scorso anno con me al “Carducci”, per le prove che mi hanno voluto fornire, ma anche Luisa Lozar (liceo pedagogico “G. Carducci”) e Evi Batagelj (Liceo-Ginnasio “F. Petrarca”) per i loro consigli di lettura.

[2] Non esiste omogeneità sul tipo di prove utilizzate per verificare l’apprendimento, nei suoi vari aspetti, di questo autore classico della letteratura italiana. Le prove del primo gruppo di elaborati comprendevano analisi del testo, con domande mirate su un singolo sonetto, tese a misurare per lo piú abilità di analisi che solo di sfuggita toccano aspetti o temi piú generali; questionari con risposte vero o falso, quesiti a risposta multipla nei quali può essere aggiunta la richiesta di motivazione della risposta; domande aperte. Il secondo gruppo di elaborati comprendeva solo domande a risposta aperta. In tutto ho esaminato una trentina di prove di quattro classi, distribuite su tre tipologie di scuole: liceo classico, classico linguistico, liceo pedagogico.

[3] Riporto alcuni esempi di domande utilizzate per la mia indagine. Per le classi terze: Quali sono le caratteristiche che fanno di Petrarca un intellettuale nuovo per i suoi tempi? Quale concezione dell’amore emerge dal sonetto proemiale? In cosa si può considerare ancora attuale Petrarca? Che cosa ti hanno comunicato le sue poesie?

Per la classe quinta (confronto Leopardi-Petrarca): In cosa consiste la diversa sofferenza dei due poeti? Quale dei due poeti senti piú vicino a te? Perché? C’è “modernità” nei sentimenti espressi dai due poeti? Perché? Quali termini di Petrarca ricorrono anche in Leopardi? Con quale significato?

[4] Riporto in corsivo le citazioni, anonime, dalle verifiche degli studenti.

[5] Prendendo spunto da un approfondimento del manuale (R.Luperini, P.Cataldi, L.Marchiani. F.Marchese, R.Donnarumma, La scrittura e l’interpretazione, Palermo, Palumbo, 1998 - edizione verde modulare -), ho fatto confrontare il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia con la canzone L di Petrarca Ne la stagion che ’l ciel rapido inchina da cui Leopardi sembra riprendere – per trasformarle – le figure della vecchiarella, dello zappator e del pastor.

[6] Cfr. P. Gibellini, D’Annunzio e Petrarca, «Humanitas», 59, 1/2004, pp. 83-120.

[7] Cfr. L. Chines, Dal900. La linea petrarchesca nella poesia del Novecento, in G.M. Anselmi, L. Chines, E. Menetti, Tempi e immagini della letteratura, coordinato da Ezio Raimondi, Milano, Bruno Mondatori, 2003, pp. 618-623. Nell’approfondimento si individuano echi petrarcheschi nella poesia di Ungaretti e Saba, un recupero ironico del petrarchismo in Gozzano e un petrarchismo rovesciato in Zanzotto, Quasimodo, Valeri.

[8] Cfr. H. Grosser, L’analisi del testo letterario e la storia, oggi, in MPI-GISCEL, Laboratorio di scrittura. Relazioni e documenti dei seminari lombardi. 1999-2001, Milano, Liceo Artistico Caravaggio, 2003, pp.92-93. Nell’articolo Grosser, attraverso il confronto tra il sonetto di Dante Tanto gentile e tanto onesta pare e quello di Petrarca Erano i capei  d’oro a l’aura sparsi, dimostra come l’analisi linguistica consenta di costruire anche l’analisi tematica (ivi, pp. 95-100).

© Copyright 2001 CSIA - University of Trieste Ultima modifica il 01.09.2005
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