
Pietro Gibellini
Dal sonetto proemiale a seguire —
linee di intervento e tappe significative
Un libro in un sonetto
Voi ch’ascoltate in rime sparse il
suono
di quei sospiri ond’io
nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile
errore
quand’era in parte altr’uom
da quel ch’i’ sono,
del vario stile in ch’io piango et ragiono
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio
or sí come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo
meco mi vergogno;
et del mio
vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi,
e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve
sogno.
Il Canzoniere di Francesco Petrarca è un “libro” organicamente
costruito, e perciò è introdotto da una prefazione in forma di sonetto che,
come ogni prefazione, è scritta (secondo una cronologia reale o ideale) dopo che è stato composta l’intiera opera da prefare. Il
sonetto può perciò leggersi soprattutto in chiave di manifesto programmatico e
bilancio consuntivo; formula una poetica e offre le chiavi interpretative non
solo della sua vicenda d’amore (le “cose” raccontate) ma della propria poesia
(discorso “meta-linguistico”). In questa prospettiva Petrarca offre dati molto
precisi, dietro l’apparente “vaghezza” del sonetto.
1. Indica il titolo
del libro, rime sparse ( v. 1), che
corrisponde al titolo altrove dato latinamente di Rerum vulgarium fragmenta (inutile precisare che sono poesie volgari;
poiché le chiama rime:
se fossero state in latino avrebbe detto versi).
2. Definendone il carattere
frammentario, Petrarca obbedisce anche a un topos di modestia
(quello per cui altrove chiama le sue poesie, come Catullo, nugae, cioè scherzi, bazzecole).
3. Ma poi tempera il frammentismo parlando di varietà (vario stile); la varietà delle
situazioni sentimentali (speranze… dolore)
è ricondotta a unità con l’aggettivo vano (vane speranze… van dolore), e attraverso
un itinerario ideale che dal giovenile errore
approda alla coscienza del vaneggiare
e alla conseguente vergogna. La continuità
dell’itinerario non è solo evolutiva (nel senso di una piena conversione)
ma mostra il permanere nell’uomo nuovo dell’uomo vecchio (per usare
un’espressione paolina legata all’idea cristiana di
conversione), o una presenza virtuale nell’uomo vecchio dei “pentimenti” che
porteranno al rinnovamento (quand’era in
parte altr’uom da quel ch’i’
sono).
4. I lettori vengono identificati come destinatari dell’opera (la scelta
non è scontata: ad es. a poesia proemiale dei Carmina di Catullo, pure fortemente meta‑linguistica,
identificava un preciso destinatario del libro). I lettori sono apparentemente
contemporanei (voi ch’ascoltate),
ma è implicito che essi ascoltano i lamenti di un dolore passato (quei sospiri ond’io
nudriva il core); perciò possono essere anche
posteri, come si ricava dall’Epistula posteritati.
5. La piena comunicazione
poeta-lettore, tuttavia, non è affidata alla sola capacità delle parole, ma
dall’appartenere entrambi alla eletta schiera di
coloro che conoscono amore per prova,
secondo un canone di ineffabilità già sviluppato dagli stilnovisti e soprattutto
da Dante. Al lettore si chiede pietà e perdono: sembra una endiadi, ma con
sfumata gradazione Petrarca distingue una prima adesione emotiva e un successivo
atto morale.
6. Viene precisato il contenuto del libro soprattutto come
contenuto di interne emozioni (sospiri,
piango et ragiono, speranze, dolore), e,
secondariamente, la materia amorosa (quella che i lettori intendono per prova). È implicitamente allusa
anche la bipartizione del Canzoniere fra rime in vita e in morte di madonna
Laura (le prime sono mosse dalle speranze,
le seconde dominate dal dolore:
precisa l’opposizione fra plurale e singolare, poiché il molteplice appartiene
al mondo delle illusioni mondane, il secondo alla monotono,
definitivo disinganno).
7. La qualità dello stile
è individuata nella musicalità interna, espressa con il presentare la sua
poesia come suono che il pubblico ascolta. La varietà implica,
secondo la poetica medievale, non solo varietà dei contenuti (qui indicati con
l’alternanza oppositiva speranze e dolore,
che indicano momenti estremi di felicità e infelicità, o con l’intermedio
sospiri, che indica il
sentimento elegiaco di dolce malinconia), ma presuppone anche varietà di
registri, di metri (dall’agile madrigale alla solenne canzone, attraverso varie
forme di sonetto), di toni. La coppia piango e ragiono (dove “ragionare” significa
parlare, cioè verseggiare) indica perfettamente la connessione fra contenuto
sentimentale e linguaggio elegiaco.
8. Nelle terzine si passa da un piano piú direttamente amoroso‑letterario
a un piano psicologico‑conoscitivo.
Infatti si precisa che la consapevolezza della sua
follia (vaneggiare) dovuta, secondo
l’ottica medievale, nell’aver posto troppa cura nelle cose del mondo che sono
per definizione vane, cioè effimere, caduche, deludenti. Egli ha compiuto un
giovanile errore (errando, vagando
lontano dall’unica retta via) attratto dal vano amore per Laura, e sviato dal
dolore per la morte di una creatura terrena, cioè
vana, che rende quel dolore inutile come inutili erano le speranze d’amore
(poiché Laura è creatura vana, non già perché non ricambiava quel sentimento,
come qualche interprete ha avuto la dabbenaggine di credere!). Subentra allora
prima la vergogna, poiché il poeta è
stato (classicamente) favola, cioè zimbello del volgo:
ma nella vergogna permane un forte amor proprio, segnato dall’insistenza
sull’“io” (di me medesmo
meco mi vergogno) e che segna dunque il perdurare del soggettivismo di
Petrarca, divenuto solo in parte altr’uom da quel che era. Poi subentra un incremento
morale, in forma di pentimento (e ’l pentersi), e infine un atto
decisamente conoscitivo (e ’l conoscer chiaramente) che approda alla
consapevolezza cristiana e già biblica della vanità delle cose terrene: vanitas vanitatum et omnia vanitas, secondo il versetto dell’Ecclesiaste.
9. Da questo punto di vista la struttura del sonetto, nel passaggio dalle quartine alle terzine,
compendia il tracciato dell’intiero Canzoniere, dall’iniziale ritratto della
splendida Laura alla finale preghiera per la vergine bella.
10. Infine il sonetto squaderna una serie di tratti stilistici
che ritroveremo costanti nel Canzoniere: dal linguaggio sublimemente medio,
all’abilità di strumentazione retorica (antitesi, coppie, parallelismi,
allitterazioni), timbrica, musicale ecc. Anche il metro prescelto, il sonetto
con quartine a rime abbracciate, è quello che risulterà dominante all’interno
del Canzoniere.