Caffè delle Scienze e delle Lettere

Data evento: 
Da  08/02/201808/02/2018

Giovedì 8 febbraio secondo appuntamento del 2018 con il Caffè delle Scienze e delle Lettere

Caffè Tommaseo, piazza Tommaseo 4/c, ore 17.30

I Caffè delle Scienze e delle Lettere, che l’Università degli Studi di Trieste organizza da quindici anni con il supporto del Dipartimento di Scienze della Vita, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale (OGS), sono aperti alle discipline umanistiche, giuridiche, sociali ed economiche coordinati dal Dipartimento di Studi Umanistici. L’interdisciplinarità è un valore importante per l’Ateneo triestino. L’Università di Trieste si trova infatti in una città conosciuta nel mondo non solo per la densità di istituzioni scientifiche, ma anche per i suoi scrittori e per una storia che intreccia servizi economici e assicurativi, traffici portuali e tradizioni multiculturali. I Caffè delle Scienze e delle Lettere, conversazioni informali tra ricercatori, ricercatrici e pubblico hanno per oggetto gli argomenti scientifici più diversi. La cornice è fornita dai caffè storici di Trieste: il Caffè San Marco e il Caffè Tommaseo. L’obiettivo è quello di continuare e rafforzare il dialogo tra l’Università e la cittadinanza, confermando l’attenzione dell’Ateneo per la divulgazione scientifica.

Giovedì 8 febbraio, a partire dalle 17.30, Michele Giani, chimico marino dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS di Trieste, dialogherà con il pubblico sull’“Impatto delle attività antropiche sui mari: le conseguenze dell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera e l’acidificazione degli oceani”. L’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, dovuto principalmente ad attività antropiche, oltre a svolgere il ruolo di gas serra contribuendo all’innalzamento delle temperature atmosferiche, al riscaldamento degli oceani e alla loro deossigenazione, contribuisce alla loro acidificazione. Gli oceani, assorbendo calore e anidride carbonica dall’atmosfera, attenuano in modo rilevante il riscaldamento atmosferico, tuttavia, gli effetti combinati dell’aumento della temperatura, della diminuzione dell’ossigeno e dell’acidificazione possono avere effetti negativi sullo sviluppo degli organismi acquatici e sulle risorse utilizzate dall’uomo.

Michele Pipan, docente di Geofisica applicata e responsabile del Gruppo di Geofisica d’esplorazione dell’Università di Trieste, parlerà di “Energia sotto i nostri piedi: il calore della Terra come risorsa energetica rinnovabile”. La presentazione fornirà una panoramica delle origini, della storia e degli usi di una fonte rinnovabile di energia stabile, diffusa e forse poco conosciuta. 24 paesi nel mondo producono attualmente elettricità dal calore geotermico per un totale di circa 57 miliardi di kWh elettrici/anno. L’Italia, pioniere nel settore con il primo impianto geotermoelettrico installato nel 1913 (Larderello, 250 kWe), ha una potenza installata pari a 810 MW e una produzione annua intorno ai 5.300 GWh (1,9% del totale nazionale). La produzione di elettricità non è però il solo campo dove il calore della Terra trova impiego. Oltre 72 paesi riportano usi diretti dell’energia geotermica per un totale di circa 76 miliardi di kWh/anno. Con il termine “uso diretto” si indicano applicazioni del calore per il condizionamento degli ambienti, l’agricoltura e l’acquicoltura, i processi industriali, solo per citarne alcuni. Una situazione in rapida evoluzione grazie anche alla possibilità di utilizzare la geotermia per piccoli impianti a basso costo e di semplice realizzazione, come le pompe di calore geotermiche per il condizionamento che hanno registrato una diffusione particolarmente rapida in Europa.

Relatori

Michele Giani è un chimico marino che svolge la sua attività di ricerca presso la Sezione di Oceanografia dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS di Trieste. Coordina il gruppo di ricerca di Biogeochimica marina e di ricerca sugli ecosistemi (MABER). Si occupa del ciclo del carbonio e di vari altri elementi essenziali per la vita degli organismi marini e delle alterazioni dei cicli biogeochimici indotte dalle attività antropiche e dai cambiamenti globali. Ha preso parte a 39 campagne oceanografiche e a una spedizione in Antartide.

Michele Pipan, Delegato del Rettore alla Ricerca, è professore di Geofisica applicata e responsabile del Gruppo di Geofisica d’esplorazione dell’Università di Trieste. Svolge attività di ricerca nel settore dei metodi geofisici per lo studio del sottosuolo, con particolare riferimento ai metodi sismico e Ground Penetrating Radar (GPR). Tra i principali campi di applicazione: geologia, ingegneria, ambiente (contaminanti liquidi e idrogeologia), risorse naturali (acqua, idrocarburi, calore, risorse minerarie), beni culturali, metodi avanzati per controlli non-distruttivi in ambito industriale. I principali interessi di ricerca sono nei campi dell’elaborazione, inversione ed interpretazione di dati Sismici e Ground Penetrating Radar. E’ autore di oltre 100 pubblicazioni, delegato alla ricerca dell’Università di Trieste, proponente, responsabile scientifico e coordinatore di progetti di ricerca e spedizioni geofisiche nazionali ed internazionali (Egitto, Israele, Perù, Kazakhstan, Russia, Antartide).

Per informazioni e aggiornamenti, e per consultare il calendario dei prossimi appuntamenti: www.caffedellescienze.eu

Il Caffè delle Scienze e delle Lettere si può seguire anche sui canali Twitter e Facebook.

Università degli Studi di Trieste

Dipartimento di Scienze della Vita

avian@units.it

battagli@units.it

Dipartimento di Studi Umanistici

quazzolo@units.it

 

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